Il grosso frutto delle cucurbitacee che i comuni mortali conoscono con il nome di cocomero e coltivato in gran quantità nelle nostre terre siciliane, nel periodo estivo dove raggiunge la sua maturazione, per noi palermitani è rinomato con l’appellativo di “muluna”.

L’anguria o melone d’acqua dalla polpa rossa acquosa e zuccherina con semi neri, frutto tropicale che verosimilmente fu introdotto dall’Africa o dall’Asia minore, dai considerevoli frutti sferici con corteccia verde cupo.

Non è difficile incontrare per le strade di Palermo lungo i suoi marciapiedi, acquartierato in una rientranza una grossa pila di “muluna” tutti ben disposti pronti per essere tastati dal “mulunaru”, dove ha apparecchiato già da diversi giorni prima che avvenga il loro smercio, affinché l’avventore gusti una grossa fetta tagliata istantaneamente con un apposito coltellaccio e con un rituale particolare che lo identifica unico esperto nella materia.

Dopo aver comprovato la maturazione con la palpazione del frutto “toccata del culo” (si dà uno schiaffo alla corteccia e si ascolta il rumore che fa…) per capire se c’è resistenza al dito o se morbida, sarà matura e dolce, di solito si vende “a prova” se eri appagato dopo aver assaggiato una piccola fetta o aver praticato un quadratino nella corteccia per la verifica.

Successivamente vengono tagliate delle grosse fette di traverso in modo da ottenere delle parti allungate.

L’avventore nel mangiarle, avverte il pieno godimento e la tradizione vuole che questo frutto abbia la caratteristica di provvedere a “ maciare, viviri e lavariti a facci”, un unicum per noi palermitani.

Il festino sacralizza questo frutto, nel senso che non deve assolutamente mancare assieme ai “ babbaluci” per onorare il tripudio alla Santa Patrona di Palermo.

In un’altra festa, in quella dell’Assunta, il frutto si trasforma in un ammaliante ed estivo dolce palermitano dai profumi che sanno tanto d’oriente, tipico del ferragosto.

L’esclusivo “gelo di Mellone “ o “gelu di mulini”, una gelatina d’anguria che assomiglia tanto al gelato e che alla sua vista si ha la sensazione di frescura.

Questa ghiottoneria perviene a noi sicuramente dalla cultura gastronomica degli “arberesch”, amarono chiamarsi così per differenziarsi dagli “shqipetar” rimasti nella loro terra, giunti dalla vicina Albania, occuparono territori che tuttora mantengono dove hanno conservato usi e costumi del loro popolo originario.

Essendo gli immigrati prima contadini e poi militari, adottarono ben presto gli usi alimentari della nuova terra che li ospitano e, se qualche ricetta originale li accompagnò nei primi tempi, essa andò perduta nel corso dei secoli.

A Piana degli Albanesi c’è chi sostiene che a base dei suoi ingredienti per realizzare questo dolce, dove sono presenti: zucchero semolato, amido da dolci, tavolette di cioccolato, zucca candita, pistacchi, cannella in polvere, vanillina, intrinseche nella polpa del cocomero resa gelatinosa, dove tutto ciò sa d’Oriente, giurano che il “gelo” pigli origine dal Maghreb, al tempo della dominazione araba in terra di Sicilia.

Nel loro territorio fino a tempo fa questo frutto era coltivato in gran quantità, dove assumevano proporzioni alquanto considerevoli per la presenza d’acqua e che sicuramente cercavano di utilizzare in qualche modo.

Al dire il vero, gli albanesi d’Albania hanno una dolcezza simile a questa (lì ci fu l’invasione turca), ma il cocomero, si sa è gioia sistematica comune a tutti i popoli del Mediterraneo e frutto molto gradito fra gli schipetari d’oggi.

Ai giorni nostri, l’estro dei pasticcieri oltre ad esaltare il palato colpisce nella presentazione di questo dolce servito in piccoli stampini di terracotta o per facilitare l’uso corrente in coppette di vario materiale, bagnati d’acqua fredda e riposti in frigorifero per alcune ore, successivamente serviti e spolverizzati con un poco di cannella e pistacchio con al centro l’immancabile fiore di gelsomino.

A Palermo la vendita di Angurie (muluna) resiste fino ad ottobre inoltrato per via del bel tempo ed è facile per le strade della città incontrare il deschetto dei “mulunari” e, da segnalare quelli che s’istallano presso la “Cala” in piazza Fonderia che vendono “muluna” di tutti i Tipi.

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